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2 Aprile 2024
Anna Antonacci nacque a Tricarico, in Lucania, il 26 Novembre del 1879, rimasta cieca a soli sette anni, a dieci chiese di entrare nell’Istituto dei Ciechi di Napoli e, a soli 26 anni, nel 1906, riuscì ad aprire un piccolo ricovero per bambini ciechi a Lecce, dando fondo alla sua dote.
Lei stessa scrisse con matita e regolo, una lettera al Prefetto di Lecce per informarlo della situazione amministrativa e finanziaria dell’opera pia.
L’opera era nata con l’intento di educare ed istruire i ciechi di ambo i sessi, di curarli e mantenerli grazie alla beneficenza, non disponendo di altri mezzi.
Nel 1906 il Comune concesse l’uso di Palazzo Giaconia ad “Annina”, come ella amava farsi chiamare, che contenta immaginava la maestosità dell’edificio, non potendolo vedere con gli occhi.
La giovane incontrò molti ostacoli e dovette superare, oltretutto, la diffidenza e l’ostracismo delle pubbliche istituzioni e della borghesia locale che non credevano nei suoi ideali.
Superò, anche, la diffidenza del Dottore Fiore, rettore dell’Istituto per Sordomuti F. Smaldone, che allora accoglieva anche i ciechi, pur se con altre finalità.
Lo stesso Fiore, in seguito ricredutosi, si adoperò con “Annina”, per il riconoscimento dell’Istituto dei Ciechi, nato inizialmente come privato, come Ente Morale, ottenendolo il 17 Febbraio del 1921 e divenendone il primo Presidente.
Nel 1938, alla morte di “Annina”, l’Istituto, che prese il suo nome, fu degnamente ed egregiamente condotto dalla sorella.
C’è chi sostiene che Anna Antonacci, con il suo amore, la sua generosità, la sua dedizione, il suo desiderio di riscatto, continui a vivere fra le mura del “Suo Istituto”.